Nel periodo natalizio è tradizione abusare di
dolci di ogni tipo, un'abitudine così radicata che non ci si stupisce neanche
della profusione di panettoni, torroni, cioccolatini e altre delizie. Ma è
naturale, necessario, utile o piacevole?
Le teorie sono molte. C'è chi dice che
l'istinto da mammiferi ci porta ad abbuffarci in prossimità della stagione
fredda, un atavico ricordo di letargo e vita nelle caverne, ma ci si dimentica
che siamo primati evoluti dalle savane africane. Altri fanno riferimento proprio
all'origine di scimmie per spiegare che, da buoni mangiatori di frutta, abbiamo
un palato più sensibile ai dolci, e quindi siamo più propensi a trovarli
irresistibili.
In realtà, sebbene lo zucchero (saccarosio)
non sia un'invenzione recente, la sua produzione di massa e la sua diffusione
si devono alla scoperta dell'America e al successivo sviluppo delle piantagioni di canna da zucchero, con gli Europei come impresari e i neri africani come
schiavi; solo allora in Europa fiorì la moda del dessert e di dolcificare le
bevande. Si potrebbe affermare che l'affanno per lo zucchero sia stato uno dei
principali motori dello sfruttamento colonizzatore del Nuovo Mondo.
L'effetto collaterale di tutto ciò è
l'impressionante diffusione globale del diabete (8,3% degli adulti del
pianeta), insieme all'epidemia dilagante di obesità. Eppure il potere nutritivo
dello zucchero è nullo: a parte le calorie, è così raffinato che non ha più
nessun'altro elemento utile per l'uomo, è cioè in una forma che in natura non
esiste; persino il miele, suo parente prossimo, è ricco di benefici al di là
del sapore dolce. Tutto questo per una sostanza di cui è banale fare a meno,
come sa benissimo chiunque beva caffè: è solo una questione di gusti, uno o due
cucchiaini, o anche nessuno, e una stessa persona cambia preferenze col passare
della vita, e ciò che prima piaceva ora non piace più.
Se sono allora preferenze variabili e dannose,
frutto di una coincidenza storica, si possono cambiare con un po' di spirito
creativo. Resta la voglia scimmiesca del sapore dolce, ma per questa c'è un
rimedio naturale, necessario, utile e piacevole: la frutta. E allora cominciamo
l'anno con una sfida: sette giorni senza zucchero, niente dolci né biscotti né
torte né zollette nel caffè. Proviamoci, poi mi direte com'è andata.
Durante la temporada
de Navidad es tradición abusar de los dulces de todo tipo, un hábito tan
arraigado que ya no nos sorprende la profusión de roscones, turrones, bombones
y otras delicias. ¿Pero es natural, necesario, útil o agradable?
Las teorías son
muchas. Algunos dicen que nuestro instinto de mamíferos nos lleva a buscar el
atracón de comida cuando llega la temporada de frío, una memoria atávica del
letargo y de vivir en cuevas, pero nos olvidamos de que somos primates que evolucionaron
a partir de las sabanas africanas. Otros se refieren justo a nuestro origen de
monos para explicar que, como buenos comedores de frutas, tenemos un paladar
más sensible a los dulces, por lo que somos más propensos a encontrarlos
irresistibles.
De hecho, aunque el
azúcar (sacarosa) no es un invento reciente, su producción y su distribución masiva
se deben al descubrimiento de América y al posterior desarrollo de las
plantaciones de caña de azúcar, con los europeos como empresarios y los negros
africanos como esclavos; sólo entonces en Europa floreció la moda del postre y de
endulzar las bebidas. Se podría decir que la ansiedad por el azúcar fue un
motor clave para la explotación colonial en el Nuevo Mundo.
El efecto secundario
de todo esto es la impresionante expansión mundial de la diabetes (8,3% de los
adultos del planeta), junto con la incontrolable epidemia de obesidad. Sin
embargo, el poder nutricional del azúcar es nulo: aparte de las calorías, es
tan refinado que ya no tiene ningún otro elemento útil al hombre, es decir, se
encuentra en una forma que no existe en la naturaleza; incluso la miel, su pariente
más próximo, está llena de beneficios más allá del sabor dulce. Todo esto para
una sustancia de la que es trivial prescindir, como sabe cualquier persona que
bebe café: es sólo una cuestión de gusto, una o dos cucharaditas, o incluso
ninguna, y una misma persona cambia preferencias con el paso de la vida, y lo
que antes gustaba ahora ya no.
Entonces, si son
preferencias variables y dañinas, resultado de una coincidencia histórica, se
puede cambiar con un poco de espíritu creativo. Queda el deseo de simios para el
sabor dulce, pero para ello hay un remedio natural, necesario, útil y agradable:
la fruta. Y entonces empecemos el año con un reto: siete días sin azúcar, sin dulces
o galletas o pasteles o tarritos en el café. Intentémoslo, luego me dirás qué
tal te fue.
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